Autostima

IL CONCETTO DI AUTOSTIMA
L’autostima è l’idea che ognuno ha di sé, il grado di fiducia nel proprio valore, nelle proprie capacità. Più semplicemente, è il voto che ci si dà e quindi è qualcosa di assolutamente soggettivo essendo il frutto della visione che abbiamo di noi stessi.
In questo senso la stima di sé si connota come un’esperienza molto soggettiva, legata più a ciò che ciascuno sente e pensa a proposito di se stesso, che non a quello che gli altri credono di lui. In effetti, se ci pensiamo bene, di tutti i giudizi che vengono pronunciati su di noi durante la vita, il più importante e a volte il più critico, è proprio il nostro.
L’autostima è strettamente correlata ad altri concetti quali autoaccettazione, rispetto di sé, autoefficacia. Tali termini non si riferiscono solo a qualità che si assegnano a se stessi, siano esse buone o cattive, non riflettono semplicemente le cose che si crede di riuscire o non riuscire a fare, ma riflettono l’opinione generale che si ha su di se, come si valuta se stessi e il valore che ci si da. (Es:“Io non servo a nulla”, “Io sono buono”).
L’autostima non è qualcosa che abbiamo nella testa e che genera il suo effetto semplicemente per il fatto che è dentro di noi. L’autostima è una cosa attiva, è un processo, un modo di relazionarci al mondo ed alle persone ed è anche un modo per interpretare e dare un significato al mondo fuori di noi.
La nostra autostima “filtra” gli eventi esterni e attribuisce un significato agli stimoli (successi, fallimenti, dialoghi, sguardi, ecc…), va a costruire e consolidare l’opinione che abbiamo di noi stessi, il nostro potenziale, i nostri standard, quelli che pensiamo siano i nostri limiti. L’autostima ha delle ripercussioni su tre importanti aspetti della vita quali: il proprio modo di presentarsi agli altri, la facilità con cui si passa all’azione per realizzare i propri obiettivi e in fine il modo di reagire a successi e insuccessi della vita.


PERSONE CON ALTA AUTOSTIMA
Le persone con alta autostima prima di intraprendere ogni attività, risolvere un problema, affrontare una prova, appaiono in genere sicure di sé e sono convinte di avere buone probabilità di successo. Spesso infatti hanno alle spalle una storia di precedenti successi che alimentano le loro rosee aspettative, ma anche quando in passato sono incappati in qualche delusione rispetto a compiti simili, tendono a pensare che “stavolta andrà bene”. Per questi soggetti le situazioni e le prove difficili risultano stimolanti, sono una sfida da raccogliere per dimostrare a loro stessi e agli altri che sono in gamba. Inoltre quello che vogliono non è semplicemente riuscire a cavarsela, ma eccellere, vogliono distinguersi e superare i loro risultati precedenti, conquistando obiettivi sempre più elevati. Per usare una metafora di tipo scolastico, hanno già conseguito un “buono” e mirano all’“ottimo”.


PERSONE CON BASSA AUTOSTIMA
Le persone con una bassa autostima attribuiscono i fallimenti a fattori interni, e i successi a cause esterne. Questa tendenza corrisponde ad un meccanismo di protezione: per chi ha un basso livello di autostima attribuire il successo a cause esterne è un modo per non illudersi e non subire frustrazioni in futuro.
Le persone con bassa autostima si trovano nella situazione opposta: prima di ogni prova, si sentono ansiose e preoccupate, vorrebbero tanto “darsela a gambe”. Hanno molti dubbi sull’esito dei loro sforzi, non hanno fiducia nelle loro capacità, del resto, l’esperienza passata non gli suggerisce pronostici favorevoli e quindi si raffigurano già il momento in cui dovranno fare i conti con l’ennesimo fallimento. Ma anche quando un iniziale risultato positivo dovrebbe incoraggiarli a sperare, entrano nel panico. Essi non vedono quindi le prove come stimolanti sfide, ma come minacce per la loro autostima, occasioni in cui rischiano di dimostrare di non essere abbastanza capaci, interessanti, intelligenti. Dati questi timori non aspirano certo a conseguimenti eccezionali, gli basterebbe cavarsela, non fare una figuraccia, rientrare nella media, non risultare troppo inadeguati.



PRESTAZIONI EFFETTIVE
Le persone con alta autostima giocano quindi “all’attacco” e sono ottimiste, mentre quelle con bassa autostima giocano “in difesa” e sono pessimiste. Le persone con alta autostima, infatti, pur essendo soddisfatte di sé spesso lavorano sodo per migliorare le loro aree di debolezza, mentre le persone con bassa autostima, essendo portate a “dare per persa la partita” prima ancora che sia finita, tendono ad impegnarsi poco, ad essere sopraffatte dall’ansia e a non persistere nei loro sforzi se i primi tentativi sono inefficaci.
La bassa autostima porta quindi ad un circolo vizioso:
BASSA AUTOSTIMA = ASPETTATIVE NEGATIVE = ANSIA E SCARSO IMPEGNO
AUTOVALUTAZIONI NEGATIVE = FALLIMENTO DELLA PRESTAZIONE


BASSA AUTOSTIMA E DCA
Il deficit di autostima presente in molte persone, nel caso di soggetti che soffrono di DCA, assume dei connotati peculiari e distintivi. La scarsa autostima li porta a credere di non aver alcun aspetto di sé che sia degno di attenzione da parte degli altri, che le decisioni che prendono non siano mai quelle giuste, che in qualunque cosa si cimentino non saranno mai abbastanza capaci. Si sentono per questo confusi su quello che vogliono, su quello che possono chiedere, su ciò che possono sperare di ottenere. Tendono a vedere, in ogni cosa che fanno, il lato peggiore, che confermi il loro scarso valore.
Sperano di acquistare sicurezza dell’attaccamento degli altri, che nel loro modo di vedere passa solo attraverso l’approvazione del corpo.
In queste persone lo scarso concetto di sé risulta strettamente dipendente dal ruolo predominante che viene assegnato al peso, ovvero di indice assoluto che unicamente determina il valore personale. La natura estrema di dipendenza dal peso, di conseguenza, comporta l’esercizio continuo di una feroce autocritica verso se stessi e genera sentimenti di inadeguatezza personale e sociale, che si collegano strettamente anche alla marcata sensibilità nei confronti di minime modificazioni del peso.

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