Disturbi alimentari o somatoformi?

Nonostante il DSM – V° classifichi i disturbi alimentari in un capitolo a parte, essi possono essere letti come disturbi somatoformi, in quanto è il corpo che, con la sua magrezza o gli attacchi di fame senza controllo, parla al posto della mente ed esprime un disagio.

I soggetti con disturbo alimentare, essendo caratterizzati dall’incapacità di riconoscere le proprie emozioni, esprimono ciò che provano attraverso il corpo, l’eccessiva magrezza o le abbuffate rappresentano un modo per esprimere la propria sofferenza interna.

A volte i disturbi alimentari iniziano con un sintomo, localizzato soprattutto nel tratto gastroenterico (mal di stomaco, colite, sindrome del colon irritabile…) che è espressione di un disagio a livello psichico. A questo poi si associa un rapporto ansioso con il cibo che comporta una selezione di cibi ritenuti sicuri e l’esclusione di altri che di volta in volta sono ritenuti responsabili dei disturbi.

La persona è in genere convinta che i propri disturbi dipendano dal cibo o comunque dalla reazione al cibo, e che quindi la soluzione debba essere alimentare, con difficoltà riconoscono un’eziologia psicologica ai loro problemi.

La tendenza a utilizzare il corpo per esprimere un disagio psicologico, attraverso comportamenti alimentari disfunzionali che possono assumere anche connotazioni patologiche, è divenuta una realtà sempre più diffusa nella società in cui viviamo, tanto da essere considerata una vera e propria emergenza in ambito sia sociale sia sanitario. (Quaderni del Ministero della Salute)


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