Distorsione dell'immagine corporea

La distorsione dell’immagine corporea, rappresentata da una mancata corrispondenza tra il corpo reale ed il corpo soggettivamente percepito, risulta essere implicata nei disturbi anoressico e bulimico e nelle altre patologie della condotta alimentare quali: la reverse anorexia tipica soprattutto del genere maschile (che si manifesta con la preoccupazione ossessiva per lo sviluppo muscolare), il disturbo da alimentazione incontrollata, i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati.

Il disturbo dell’immagine corporea costituisce un fattore di rischio per l’insorgenza di un DCA, un sintomo patognomico di questi disturbi, ma soprattutto un ostacolo al percorso terapeutico.
L’immagine corporea non è un mero fatto di percezione oggettiva, ma ha implicazioni più profonde e soggettive. Essa inoltre è la base di partenza delle relazioni sociali: una percezione negativa dell’immagine corporea può avere conseguenze deleterie per il soggetto che la vive, comportando ansia sociale fino all’isolamento completo, preoccupazione ossessiva per il peso e la forma corporea, bassa autostima, patologie psichiatriche quali depressione e DCA.

Le ricerche scientifiche in questo campo, portano a poter affermare che, il contesto in cui viviamo e gli stimoli che riceviamo dall’esterno possono essere in grado di influenzare profondamente i comportamenti ed gli ideali estetici di bellezza e magrezza.

Questo è possibile nella misura in cui l’immagine interna che abbiamo del nostro corpo non corrisponde a ciò che vediamo riflesso allo specchio e non è determinata dalle informazioni visive o tattili esperite; ma è, invece, un costrutto fortemente influenzato dal modo in cui ci raffiguriamo, dai sentimenti negativi o positivi che proviamo nei confronti del nostro aspetto fisico e dalla discrepanza con il nostro modello di corpo ideale.

Il nostro protocollo diagnostico prevede per l’indagine di tale aspetto la somministrazione di batteria di questionari self-report come:
- il Body Attitude Test
- il Body Uneasiness Test
- il Body Image Assessment-Revised

Tali strumenti psicodagnoci, sono utili sia per poter comprendere qual è il reale grado di dispercezione corporea, sia per poter poi confrontare i dati ottenuti con quelli che emergeranno dopo il trattamento, e quindi verificarne l’effettiva efficacia.

TRATTAMENTO

I soggetti vengono fotografati in prospettiva frontale, laterale e posteriore e la loro immagine, viene mostrata in forma cartacea (foto) o proiettata a grandezza naturale sulla parete dopo essere stata distorta dall’operatore e dopo aver escluso da essa tutti gli elementi dello sfondo che possono fungere da punti di riferimento per il soggetto.

Questo dispositivo computerizzato permette la modifica delle immagini del paziente rendendole più magre o più grasse rispetto a come sono realmente, simulando condizioni di sottopeso o di sovrappeso. L’immagine può essere modificata sia nella sua interezza in modo uniforme, sia modificando indipendentemente singole parti del corpo (cosce, addome, fianchi, glutei) riproducendo i fisiologici cambiamenti di peso e preservando l’immagine in modo da renderla il più naturale possibile, permettendo così al soggetto di identificarsi con l’immagine presentata.
Al paziente vengono mostrate, in sequenza casuale, una affianco all’altra, almeno cinque immagini del suo corpo (quella reale, due modificate per eccesso, due per difetto e con una distribuzione diversa dei volumi), che sono state rielaborate tenendo conto dei dati emersi dai test diagnostici.
Al paziente viene chiesto di indicare la figura nella quale si identificano (valutazione percettiva), quella che meglio corrisponde al suo corpo ideale (valutazione del corpo desiderato) e quella che rappresenta il modo in cui pensa di apparire agli altri (valutazione cognitiva).
Oltre alle valutazioni percettiva, cognitiva e di desiderabilità corporea viene inserita la valutazione affettiva, chiedendo al soggetto di identificare l’immagine che meglio descrive il modo in cui si sente nel suo corpo.

In una fase successiva viene chiesto al paziente di modificare lui stesso la sua immagine, alterando per difetto o eccesso le dimensioni delle varie parti dell’immagine a loro presentata per farla corrispondere alla loro forma corporea reale, ideale, a come pensa che gli altri lo vedano e a come egli stesso si percepisce.

L’esperienza ci porta ad affermare che i paziente con un DCA tendono a sovrastimare le loro dimensioni corporea nell’interezza o in singole parti.
Questo tipo di esercizi cognitivi a cui vengono sottopesti non solo li porta al raggiungimento della consapevolezza dell’errore percettivo di cui erano “vittima”, ma a una diminuzione significativa della loro insoddisfazione estetica e dei parametri presi in esami dai test diagnostici.

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