La comunicazione assertiva

L'assertività è un approccio che ci mette in condizione di gestire in modo positivo e costruttivo i rapporti interpersonali. È una tecnica che può essere appresa e, con la pratica, diviene una capacità che può essere migliorata.

Essere assertivi significa far valere i propri diritti, saper esprimere i propri pensieri, sentimenti e opinioni in maniera diretta, onesta e appropriata, senza mai violare i diritti del nostro interlocutore.
Tra le capacità principali di una persona assertiva troviamo: saper dire no, saper fare richieste, saper esprimere i sentimenti positivi e negativi, saper iniziare e continuare un’interazione, saper fare e ricevere complimenti, saper difendere i propri diritti.
L'assertività è la capacità di esprimere i propri sentimenti; scegliere come comportarsi in un dato contesto; difendere i propri diritti quando necessario; aumentare la propria autostima; sviluppare una sana dose di sicurezza in se; esprimere serenamente un'opinione di disaccordo quando si ritiene opportuno; portare avanti i propri piani che richiedono una modifica dei propri comportamenti; chiedere agli altri di modificare i loro comportamenti quando vengono percepiti come fuori luogo o offensivi. Tutto questo, quando fatto in modo propositivo, costruttivo e positivo si chiama "assertività".

DOVE SI COLLOCA L’ASSERTIVITA’

L’assertività sta tra due estremi: il comportamento passivo, in cui si accetta tutto senza mai affermare i propri diritti, e il comportamento aggressivo, in cui la persona pretende di essere ascoltata o obbedita senza curarsi dei diritti degli altri.
Non esiste una risposta assertiva definita dogmaticamente, perché essa dipende dalle situazioni in cui viene espressa.
Le diverse componenti emozionali, espressive, cognitive si dovranno calibrare e comporre in modo diverso a seconda della situazione, delle aspettative, degli obiettivi e delle persone di quel particolare momento.
Il comportamento assertivo quindi non sta tra quello passivo e quello aggressivo, poiché anche questi possono essere considerati in alcuni casi comportamenti assertivi se non utili o necessari alle situazioni e quindi SCELTI, non essendo reattivi e inconsapevoli.
Una medesima reazione assumerà dunque caratteristiche di assertività o anassertività, spostandosi lungo un continuum i cui confini sono definiti di volta in volta dalla situazione specifica, ma soprattutto dal vissuto soggettivo del paziente, dal suo tempo di risposta a reagire e da quello di persistenza nel comportamento perpetuato. In alcuni casi una risposta di rabbia potrà dunque essere aggressiva e si manifesterà in termini di attacchi sistematici, anche con fini difensivi, ma comunque lesivi rispetto all'altro; in altri si tratterà della difesa di un diritto e quindi potenzialmente lecita nella relazione.
Il modello più comprensivo in grado di spiegare il meccanismo di formazione e consolidamento del comportamento anassertivo, in qualunque senso esso si manifesti, è quello che si basa principalmente sul pensiero preconcetto e sulla falsa conoscenza della vera natura dell'ansia.
Quest'emozione, infatti, che è solo la naturale risposta a stimoli di minaccia, più o meno reali, preclude la possibilità ad un accomodamento emotivo e genera nella persona una risposta di evitamento alla stessa. L'ansia produce un decremento della prestazione, determinando nel caso della persona passiva, un insuccesso, mentre, la persona aggressiva, tenderà invece a sfogare nel conflitto. Entrambe queste reazioni hanno la finalità di ridurre lo stato d'ansia provato e le modalità utilizzate da entrambi i tipi di personalità, sono guidate da MITI, in realtà, falsi miti ed idee irrazionali, che innescano un circolo vizioso che porta al massimo senso di mortificazione il passivo ed ad un totale isolamento l'aggressivo. I miti e le idee irrazionali sono parte integrante degli schemi, nutrono le credenze ed alimentano i pensieri negativi.

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